I nuovi livelli di conflittualità nel mondo, l'instabilità sociale, il senso di smarrimento delle vite e delle esistenze individuali sono parti di uno stesso scenario in cui tutti ci troviamo a formulare gli stessi bisogni.
Non si tratta di bisogni nuovi ma essi – in un momento assiale - convergono nello stesso istante, come uno strano fenomeno galattico di allineamento di pianeti; una congiuntura straordinaria che ci vede tutti bisognosi.
In qualche modo, in modi diversi e su orizzonti diversi, ciascuno di noi cerca qualcosa… e questo qualcosa è sempre qualcosa che internamente e psicologicamente ci avvicina al concetto di armonia.
L'armonia è un concetto complesso, è una situazione di equilibrio che tutti vorremmo raggiungere e che tutti in qualche modo implicitamente cerchiamo, e lo cerchiamo fuori da noi stessi.
Questa è una ricerca molto strana perché intraducibile è il bisogno. Noi non siamo mai davvero consapevoli delle dimensioni reali del nostro bisogno, ma ci limitiamo a constatare che abbiamo bisogno.
In questo orizzonte contaminato da incertezza e di bisogno può ancora avere spazio una mentalità diversa: un modo di pensare divergente attraverso cui si può concretizzare tutto ciò che stiamo cercando.
C'è un momento in cui occorre ripensare il proprio ruolo, ripensare i margini del nostro agire, ripensare i vincoli e le opportunità. Mai come in questo periodo della mia storia personale ho sentito forte il bisogno, non di cercare ma di essere la soluzione.
C'è sempre un momento nella vita di ognuno in cui bisogna decidere da che parte stare, immaginando che ci siano sempre persone che hanno più bisogno di noi, e che non serve a niente continuare a dimenarsi chiedendo sempre di più a questo mondo già così generoso di opportunità.
C'è un momento in cui serve fare qualcosa per gli altri, ovvero essere la soluzione e non cercarla. Ci sono molte cose che ognuno di noi può fare per far star bene gli altri e non e, credetemi, una pura questione di solidarietà o di mera demagogia, o peggio di buonismo.
È invece una questione di equilibrio; affinché la società ritrovi un proprio equilibrio è necessario che qualcuno interiorizzi e faccia proprio il ruolo equilibrante ovvero di garante dell'equilibrio altrui.
Questo è il compito che mi sono dato perché si possa innestare una nuova dialettica umana mirata al recupero oggi una necessaria forma di armonia che ognuno di noi sente come elemento cruciale della propria esistenza.
Per fare questo ho dovuto necessariamente mettere in cantina, per qualche momento, i miei bisogni e spingermi all'ascolto di quelli altrui.
Essere o cercare. Non è necessariamente un dilemma occorre sentire una certa responsabilità nei confronti della specie umana; occorre immaginare che anche il contributo di un solo uomo possa in qualche modo attivare un processo di cambiamento utile per tanti.
Questa prospettiva è il principio della trascendenza, e credo anche il primo punto di approdo alla coscienza universale; che in fin dei conti siamo tutti parte della vita e che essa passa attraverso le nostre esistenze.
Esistere, e non sopravvivere a se stessi, significa contribuire qualitativamente all'espandersi della coscienza. Essere felici è un diritto e al tempo stesso un impegno morale e forte verso gli altri e verso il “Noi”.
Mi sono spesso chiesto come riuscire in questo compito, e l'unica risposta che mi sono dato risiede nella mia energia e nella mia personale capacità di espanderla e di attivare l'energia altrui. Questo è il principio della Full Body Resonance. E questo sono io.
Non abbiate paura di chiedere aiuto.
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