Quando si parla di stili di vita, molti cadono nell’inganno che sia la dimensione economica a guidare le proprie scelte o a decretarne la sua qualità. Lo stile di #vita non ha nulla a che vedere con i soldi che porti a casa, ma attiene la percezione della qualità che se ne ricava quando si compie un’accurata analisi di bilanciamento di tutte le voci che la definiscono.
Bilanciare il proprio stile di vita non è un semplice confronto tra dare/avere di un bilancio contabile, è un ragionamento di medio/lungo termine che si fa sulla propria vita quando ci si chiede “dove sto andando?” e si fa un check su “come ci sto arrivando”, sulle “energie che si stanno impiegando” per raggiungere il proprio obiettivo e sul “piacere” che se ne ricava.
È proprio a questo punto che vengono tirate in ballo le #motivazioni intrinseche/estrinseche che ci guidano ai nostri obiettivi.
Nella mia lunga storia di formatore e di pedagogista, con piccoli e grandi, il riscontro è stato unanime: le motivazioni intrinseche (interne) ci guidano lontano. Quelle estrinseche hanno solo un valore “tattico”, sul qui ed ora. Ora, benché molti le ostracizzino, le motivazioni estrinseche hanno un valore da non sottostimare: hanno il “profumo” del pane appena sfornato. Queste ci seducono, ci disorientano, ma dialogano perfettamente con il nostro “Io”: quello che vive “qui e ora”. Disconoscerne il potere non è solo sbagliato, ma anche controproducente sul versante dell’intuito. Noi, tutti noi, non siamo esseri razionali. Vorremmo esserlo, ma non lo siamo e con questo bisogna conviverci serenamente.
L’importante è essere consapevoli delle motivazioni che ci guidano e, ancor più, non scambiarle le une con le altre. Vivere solo di motivazioni estrinseche non porta da nessuna parte. Non credo sia necessario spiegare il perché.
E quindi, è proprio la scarsa razionalità a impedirci un percorso netto e perfetto verso la nostra personale idea di #qualità di vita. Non è una questione di compromessi, ma una sorta di docile resa al fatto che la nostra vita sarà come la vogliamo, in fieri e solo grazie “piccoli aggiustamenti”.
La vita, infatti, va goduta “oggi” ed è alla fine del giorno che il bilanciamento prende vita. Sapere di essere sulla giusta strada è già un grande obiettivo raggiunto in termini di qualità di vita.
I primi indici che ci occorrono per bilanciare la nostra vita sono:
· il “come” ci vediamo
· la nostra percezione di benessere
· il nostro concetto di tempo
Partiamo da quest’ultimo, il #tempo.
Molti lo percepiscono come un nemico: sempre troppo poco o male organizzato. In questo primo caso, occorre sempre inseguirlo in una lunga, faticosa, corsa ad ostacoli.
Altri, invece, cadono in bulimici atteggiamenti/comportamenti che li inducono a “riempire” la propria esistenza fino a saturare tutto il tempo e lo spazio disponibile, quasi percepissero una paura del vuoto. È un po’ come quando le persone parlano in continuazione per la paura del silenzio. Il tempo “contenitore” è, infatti, una trappola ancora peggiore della prima perché ad esso si lega un fattore “piacere” dal riuscire a farci stare tutto e per essere stati bravi ad esserci riusciti.
Per comprendere/percepire la qualità del proprio stile di vita occorre comprendere ed essere consapevoli di quanto di questo tempo è per voi.
Il tempo per noi non è – lo chiarisco subito - quello finalizzato al raggiungimento degli obiettivi di esistenza (#lavoro, #famiglia, #società), ma quello dedicato a noi stessi. La differenza non è, lo ammetto, prontamente individuabile e per farlo necessariamente serve accostarci alla percezione del nostro corpo e alla dimensione del benessere.
Non è un mistero che le nostre società siano squisitamente estetiche, in quanto cercano di allineare il concetto di bello a quello di buono in un rapporto unidirezionale che fa corrispondere il primo al secondo, ma non viceversa. Ma un corpo è bello può dirsi anche sano? No, decisamente no. E questo soprattutto se lo riconduciamo al concetto di #bellezza (ingiustamente correlato con la giovinezza) di cui ci cibiamo da mattina a sera, ed anche per il diabolico tentativo di sottometterlo a una bellezza che si compra.
Non si tratta di moralismi, lo chiarisco, ma serve solo autenticità nel capire il perché di tutta quella “roba” ci mettiamo sulla pelle per renderla più attraente. Questo è il nostro pensiero. Per fortuna, noi valiamo realmente per quello che siamo, e non serve che sia un brand di prodotti cosmetici a ricordarcelo.
Allora, tornando al tempo, ragioniamo davvero per chi è il tempo passato allo specchio a cercare di camuffare il nostro volto. In quel “sacro” momento dovremmo anche prenderci la briga di spostare lo sguardo su tutto il resto del corpo. In molti casi, ci sarà una nota di biasimo auto-diretto perché è proprio lo stato del corpo a dirci del tempo che non abbiamo a disposizione per prendercene cura.
Non serve chiarirlo, ma non dobbiamo davvero diventare drogati di palestra per ambire al benessere. Anche in questo caso, il concetto stesso di benessere si discosta da tutto il resto, perché il ben-essere non corrisponde al bel corpo. Sotto la pelle, dietro i muscoli c’è un organismo: un complesso meccanismo che vive, cresce, si ammala, si autoregola e poi muore.
Il tempo per sé non è mai un tempo sprecato, come non lo è tutto ciò che facciamo per star bene, ma stranamente – nella nostra personale scala di priorità – occuparci di noi stessi è l’ultima voce da considerare. Nella mente di molti c’è il fatto che, finché non subentra la #malattia, non abbiamo di che preoccuparcene. Il punto è che non è proprio necessario aspettare che il nostro corpo ci presenti il conto per cominciare a prenderci cura di noi. Dobbiamo invece ascoltarlo anche quando sentiamo semplicemente una disarmonia: il primo segnale che qualcosa davvero non va.
La qualità del nostro stile di vita comincia da noi, dal nostro vivere in #armonia con ciò che siamo e che vogliamo essere, e in relazione ai progetti che vogliamo realizzare. La #salute e il benessere sono enormi giacimenti di energia per fare tutto ciò. Iniziate a pensarci… e a volervi bene di più.
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