STRESS SÌ, MA DI QUELLO BUONO!
Uno degli stereotipi che farciscono le nostre menti sovraccariche di pensieri è quello che disegna lo stress come qualcosa da evitare, come il nemico da combattere.
Tuttavia, se ci prendessimo il tempo di osservarlo e di capirlo meglio, ci potremmo accorgere che c’è anche uno stress positivo (eustress): una sorta di elemento segreto che però sfugge al nostro controllo nel saperlo dosare.
In realtà, tutti lo abbiamo sperimentato e pagheremmo anche per saperlo gestire nelle nostre vite, ma sfortunatamente molti lo vivono come uno “stato di grazia” temporaneo che li fa sentire benissimo, performanti e splendidamente divini. Sì, proprio divini! La sensazione di poter “controllare” gli eventi ci esalta.
Poi, ahimè, quando iniziamo a prenderci gusto ci accorgiamo che le nostre abilità di copying non sono esattamente quelle che immaginavamo.
La prima risposta a una percezione di stress è quella di fare l'esatto contrario di ciò che lo ha causato. Per cui, ad esempio, smetto di fare una cosa che mi stressa e ne faccio un'altra.
La sensazione che se ne ricava non è invero il relax, ma l'idea di una “sospensione” di ciò che ci rende stressati per cui, non appena ritorno sulla causa (rimasta sospesa a mezz'aria) lo stress ritorna perfino con maggiore ferocia.
La sospensione, è vero, aiuta a "raffreddare" le valenze emozionali correlate allo stress e ci aiuta a ragionare meglio sulle cose e sui problemi, ma la questione è un'altra: il problem solving non ha solo bisogno di “tempo”, ma anche di uno “spazio” per poter lavorare meglio... un po' come quando si libera lo spazio di un hard-disk per far funzionare meglio il software.
News dell’ultima ora: il mondo e la vita non vanno alla velocità a cui non vogliamo andare; esse sono variabili indipendenti e non si piegano ai nostri stupidi ragionamenti. I nostri processi mentali non sono diventati più veloci o più efficienti: il tempo vuole tempo, lo spazio vuole spazio.
Lo stress non è causato dal non rispetto dagli impegni che ci siamo dati, ma dal non rispetto di ciò che siamo. Quando forziamo la mano sulle cose, possiamo farlo ma il nostro essere dà le sue risposte. Il corpo dà le sue risposte. I risultati si vedono e non si cancellano con un colpo di bisturi o con una dose di ansiolitico.
Tornando allo spazio da liberare, questo è certamente la mente ma essa, come tutte le strutture che si "auto-creano", sono incapaci di risolvere il problema dello spazio. Tutt'al più si creano nuovi pensieri che diminuiscono lo spazio di manovra.
Ma questa non è la soluzione.
Molte discipline meditative si muovono in questo modo, cercando di mettere ordine creando nuovo caos: una quantità di pensieri finalizzati a resettare gli altri.
Le nuove frontiere del benessere si stanno muovendo in un'altra direzione: per liberare l’hard-disk mentale ci vuole un nuovo alleato che riorganizzi fisicamente lo spazio dei pensieri: il corpo.
Non neghiamolo, esso è di certo il “grande assente” dalle nostre reali preoccupazioni perché lui è soprattutto l’involucro estetico fonte solo delle nostre ambizioni di vanità. Insomma, lui è il robot che noi comandiamo, che aggiustiamo e che rendiamo attraente e poco più.
Fortunatamente il corpo non è affatto questo: esso è ciò che noi siamo. Esso è lo strumento della consapevolezza; se non ci fosse il corpo noi non avremmo nessun indizio della nostra esistenza. Se qualcosa ci riguarda, riguarda anche e soprattutto il nostro corpo.
Lo stress avvertito è spesso solo mentale, sottoforma di stanchezza e impossibilità di portare a termine un obiettivo mentale, e il corpo non viene coinvolto solo come luogo di deviazione/somatizzazione dello stress. Ognuno di noi sperimenta questa situazione psicofisica quando avverte problemi fisici causati dallo stress: mal di testa, mal di schiena, mal di pancia, etc. fino ad arrivare a vere e proprie patologie croniche.
La “direzione” dello stress appare chiara: dalla mente al corpo, in un rapporto unidirezionale negativo. Quando la mente interferisce con il corpo non è certo per farlo urlare di felicità.
Ecco, è proprio a questo punto che la nostra decisione è quella di riempire il corpo con ogni sostanza possibile e immaginabile: dalle medicine agli integratori, ad esempio.
Qualcun altro si butta sullo sport bulimico, sperando di buttare fuori lo stress a suon di mazzate e di punizioni auto-inflitte che hanno solo lo scopo di annullare anche il corpo in sforzi sovraumani che spesso creano altri problemi fisici.
Molti nel tentativo di convergere sul corpo lo usano e lo abusano, trascurando che il corpo non sono solo muscoli, ossa e organi interni ma anche processi chimici e fisici che il nostro corpo auto-regola magnificamente… basta metterlo nelle condizioni di farlo.
In che modo? La risposta non è un segreto: il corpo cura se stesso. Dobbiamo esserne consapevoli e potenziare questo naturale meccanismo.
Per esserne consapevoli è necessario allargare la prospettiva di osservazione di ciò che siamo, dove viviamo e del tipo di relazione che ci lega all’ambiente circostante.
È forse proprio quest’ultima a darci il primo indizio rivelatore: noi viviamo in simbiotica relazione di interdipendenza con il Pianeta Terra. Noi viviamo su di esso e, in termini quantistici, condividiamo le stesse caratteristiche e gli stessi patterns vitali. Se non c’è vita fuori da noi, non può esserci vita dentro. I processi e i meccanismi fisici che interessano il pianeta Terra ci riguardano ineluttabilmente. Non ne siamo consapevoli, ma questo è ciò che accade.
Per darvi un’idea di come questo avviene, pensate al come gli uccelli e gli animali si orientano nello spazio elettromagnetico della Terra. Pensate anche a come la luce del sole influenza le risposte fisiologiche e chimiche che avvengono nel nostro corpo.
Lo so, lo immagino, lo abbiamo interiorizzato a tal punto da non esserne più consapevoli… ed è propria questa “incoscienza” l’origine dei nostri stress e dei nostri mali.
Immaginate adesso di lavorare sul vostro corpo al fine di farvelo alleato, di prendervene cura come fareste col vostro migliore amico. Immaginate per un momento di poter – e questo vi assicuro che si può fare – di invertire la direzione tra mente e corpo e di attivare un processo virtuoso in cui è il corpo a curare la mente, affinché la mente possa guarire se stessa e il corpo di conseguenza.
Per quanto incredibile, tutto ciò è possibile. Si chiama Full Body Resonance, ed io avrò il piacere di parlarvene nel prossimo post.
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