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STORIA DI UN FUTURO CHE NON C’È

Data astrale 21.08.22.1524. Mi sono svegliato da un sonno indefinito durato milioni o persino miliardi di anni. Sono tornato per vedere come sta l’uomo che ho innestato su questo #pianeta blu, circa quindicimila anni fa. Sono tornato per vedere cosa ne è stato di lui, di loro…


Ero curioso di comprendere. Anche io non posso farne a meno.


L’ho trovato del tutto identico a come lo avevo lasciato.


Gli avevo dato un compito, e guardandolo adesso – così nelle sue quotidianità – mi accorgo che forse, a un certo punto, qualcosa deve essere stato dimenticato. Gli avevo semplicemente chiesto di capire – in completa autonomia – il perché della sua #esistenza su questo piccolo lembo di #Terra che gli avevo consegnato in perfette condizioni.


Essi, gli abitanti, avrebbero dovuto solo “capire” il motivo del perché li avessi creati, ed il perché fosse necessario che essi facessero questa magnifica #esperienza di esistere.


Non era cattiveria la mia; non li avevo creati per farli #soffrire e, men che meno, desideravo che fossero loro a far soffrire gli altri.


Sì, non avrebbero dovuto fare nulla. Solo capire e comprendere il perché del mio #Dono: quel piccolo soffio vitale che accende le cose e le fa muovere.


Tutto, la #natura e i mondi che avevo costruito attorno a loro avrebbero dovuto bastargli. Ero stato pignolo e non avevo risparmiato energia affinché tutto fosse meraviglioso e stupefacente ai loro occhi. Ogni cosa era perfettamente illuminata; ogni cosa era laddove avrebbe dovuto essere. Ogni cosa sarebbe stato indizio di ciò che noi siamo.


Il loro compito, quello dei miei #figli – ora posso dirlo – era quello di diventare come me: infiniti, eterni e, soprattutto, onniscienti. Per esserlo, per sapere tutto, loro avrebbero dovuto fare anche esperienza della #morte. Solo così avrebbero potuto sapere davvero tutto. L’onniscienza è ciò che ci rende divini.

Alla loro “morte”, nessuno di loro ne avrebbe sofferto, e quel poco di “disagio” provato non sarebbe stato né più né meno simile a quello provato da un bruco nell’atto di diventare una farfalla. Un’inezia, ne converrete.


Ero così sicuro, o forse semplicemente fiducioso, che non avrebbero tardato a raggiungere il loro obiettivo, ma ammetto di averli sopravvalutati. Essi non solo si sono attardati, ma hanno anche completamente perso il senso dell’orientamento. Non era così difficile; tutto era sotto il loro occhi. Non avrebbero dovuto muovere un dito. Solo osservare e capire.


Io so, il mio grande errore è stato dare a loro il senso del #tempo. Pensavo gli fosse utile, ve lo giuro. E invece no, loro lo hanno usato per dare senso a qualcosa che ne era già pieno.


Guardandoli da quassù vedo questa idea strana che si sono messi in testa: il #futuro.


Loro dicono, e lo affermano a viva voce, che io futuro sia il mondo desiderabile; il mondo delle cose perfette e della #felicità. Ed io non posso che chiedermi: tutte le cose che ho dato loro erano già desiderabili, perfette e felici. E dunque di cosa parlano?


Scherzo, era giusto una domanda retorica; una di quelle la cui risposta è completamente racchiusa nella domanda. Sì, io lo so, essi parlano di una cosa che non esiste. Il futuro non esiste. La vita è nell’atto di essere. #Qui, #ora, e in nessun altro momento.


Come hanno fatto a non capire: il mondo delle cose che non esistono non esiste. È tutto così chiaro.


Ah, ma io lo so in quale strana trappola sono caduti. Si chiama #progresso.


Progresso! Strana parola, non c’è che dire. È una parola senza nessun significato, dal momento che il tempo è stato creato per consentire solo di narrare della loro più grande e gratificante esperienza.

Progresso è una parola derivata dal concetto di tempo. Esprime l’idea bella e positiva che la #vita sia disegnabile come una freccia, che da un punto ci proietta in un altro punto. Ma, soprattutto, che il punto di arrivo sia ciò che di più bello ci possa essere.


Ma io, lo ripeto, tutto era già bellissimo e perfetto.


Non ci credi?


Allora, adesso fermati e prova a tornare indietro con la mente nel tempo e dimmi cosa vedi.


Dimmi esattamente cosa vedi.


Io so tutto, e so anche che mi dirai che stai vedendo un posto magnifico, pulito, non inquinato, armonico.


Lo vedi, io ho sempre ragione!


A presto, bambini miei!


Joe Ferraro



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