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CRONACHE DAL MONDO SAPIENS

Era il 24 febbraio 2022 e sono passati oltre 45 giorni dal giorno in cui la #Federazione #Russa ha invaso l'inerme #Ucraina. Non si è trattato di un colpo di testa, ma di un piano accuratamente preparato, pensato ed elaborato in ogni dettaglio.


E non è stato neppure il frutto del pensiero di un solo uomo, ma un gruppo di “superuomini” che crede di poter decidere dell’esistenza degli altri.


Noi, nel frattempo, eravamo impegnati (distratti) in attività accessorie che spesso consideriamo fondamentali per la nostra #vita, tanto siamo drogati di inezie e superfluo.


Quel giorno, lo ricordo benissimo, ho cominciato a temere per il peggio... e a tutt'oggi la situazione non è affatto migliorata. Non sono ottimista e chi lo è esprime solo poca o zero #coscienza su ciò che sta accadendo.


L'esistenza che viviamo è falsata dalla presenza di potenti #sovrastrutture che abilmente giocano con le nostre menti, distraendole con l'affascinante mondo del #divertimento e dell'intrattenimento.


Ed ecco la prima domanda: “Ma vi siete chiesti da cosa la mente ha bisogno di divergere (allontanarsi) e da cosa deve essere in-trattenuta?”


Molti di noi questa domanda non se la pongono mai, sarebbe come violare l’adagio che suggerisce di non “guardare in bocca al caval donato”. E, invece, in un mondo come questo – nel mondo economico - serve dubitare di cosa ci viene offerto gratuitamente. E così, infatti, che si sorvola sul come e sul perché alcuni servizi (tutti i #media, nessuno escluso) ci accolgano al loro interno come grandi e benevole madri che generosamente danno e che avidamente esigono e prendono.


Cosa prendono?


Prendono il nostro tempo, ma soprattutto la nostra #attenzione… cosicché il consumo smodato del “latte materno” ci riduca in uno stato di totale dipendenza, al punto tale che non ci riesca più possibile discernere cosa noi si stia facendo del nostro tempo, della nostra attenzione, delle nostre esistenze.


Ma, soprattutto, fa razzia della nostra coscienza di essere liberi. Approdare alla coscienza significa, infatti, entrare in un completo stato di #libertà da tutto. Noi per vivere (e non per esistere) non abbiamo bisogno di nulla di più di ciò che la Terra ci offrirebbe senza questionare. Senza batter ciglio.


E invece, ci siamo ritrovati a dover pagare l’aria pulita e l’acqua potabile. Ogni tanto su queste cose occorre convergere.


Quello che noi abbiamo chiamato progresso è stato il segno e la forma della nostra schiavitù. E dunque da cosa ci siamo allontanati? Dalla nostra libertà!


Cosa abbiamo pensato di guadagnarci? Il passaporto per l’eternità. Tutta la #scienza oggi è orientata a farci #vivere “meglio”, di più e in “#bellezza”. E di questo dobbiamo dubitare fortemente.


E da cosa, invece, ci hanno distratto? Semplicemente dall’idea della #morte. L’aspirazione al #futuro, alla #giovinezza, alla #bellezza, all’eternità crea #business. Non è ancora chiaro?



E dunque, nel potere assorbente dei nostri divertimenti/intrattenimenti, ogni notizia – come quella della #guerra in corso – viene consumata come le altre. Alla stessa velocità con cui “bruciamo” i nostri neuroni su notizie assolutamente inutili.


Oggi (10 aprile), ad esempio, la guerra ha perso il primato della notizia più importante per cedere lo scettro alla vittoria della #Ferrari in Formula Uno… così sapremo a chi rivolgerci quando ci serviranno delle macchine veloci per fuggire dalle radiazioni nucleari.


Il risultato? L’assuefazione a notizie sempre e troppo simili a se stesse. Assodato che la guerra ci sia, e che non possiamo fare nulla per cambiare le cose, a noi resta il triste ruolo degli spettatori inermi davanti a qualcosa che sembra, per sua natura e dimensioni, del tutto immodificabile.


La conseguenza è presto detta: tutto ritorna sul registro della “#normalità” e ci dà quasi fastidio immaginare che una guerra che non ci appartiene debba o possa “interferire” con le nostre vite, con il prezzo del pane comprato sotto casa o con l’importo segnato sulla #bolletta della luce o del #gas.


Ma noi cosa c’entriamo in tutto ciò? Sono forse problemi nostri?


Se vi state facendo almeno una delle due domande la questione è più seria di quel che si possa immaginare.


Le risposte sono nell’ordine: “Noi c’entriamo, eccome!” e “Sì, sono davvero problemi nostri”


Il senso delle implicazioni ad esse correlate evidenzia indelebilmente il fallimento del “progetto sapiens”; questa umanità, questo tipo di Homo Sapiens, non ha più motivo di esistere. Se il #progresso ha una connotazione migliorativa, qualcuno mi deve spiegare lo stato di vita del Pianeta Terra, o forse qualcuno potrà ostentare la citazione dietro i più efferati #femminicidi: l’ho uccisa perché l’amavo.


Il nostro disamore verso la vita si è conclamato prima nell’odio verso il #Pianeta #Terra, la cui vita e sopravvivenza è subordinata al nostro diritto a godere dei nostri “irrinunciabili” agi e di emettere sostanze nocive al pianeta e persino alla nostra vita (ma questo epilogo non lo abbiamo neppure intravisto).


Noi urliamo i nostri #diritti come se fossero voci da mercatino rionale; ognuno ha i propri e ognuno e si prodiga per veder rispettati i propri, quando non ce ne frega nulla di quelli degli altri. Questa è la cosiddetta “natura umana”… quella stessa natura che ci porterà all’estinzione ormai alle porte. Perché di certo non si torna indietro.


Il secondo segnale di conclamato disamore è persino peggiore del primo perché è autodiretto. L’essere umano, questo essere umano, si odia: odia se stesso per l’incapacità ad essere felice, e si nutre del rancore verso chi pallidamente ci riesce.


Questo essere umano finge: è esso stesso una sovrastruttura poiché ha completamente sublimato il soddisfacimento dei suoi #bisogni elementari e tentato di gratificarli nel mondo virtuale.


L’essere umano è oggi uno spettro o, peggio, il risultato di una progressiva rarefazione; non c’è ambito della nostra esistenza che non sia stato virtualizzato e declinato nel #metaverso. Per esistere, oggi, bisogna dimostrare di esistere nella non-realtà.


Oggi è sostenibile solo ciò che produce business; tutto il resto viene stivato nelle dimensioni utopiche, nelle cose che non hanno senso di esistere… perché se sei felice senza spendere un euro si crea un problema economico. Insomma, chi ci guadagna?


E questa l’idea di fondo che ruota attorno al senso della nostra esistenza ed è la stessa che sta dietro questa guerra. Le due dimensioni sono interconnesse.


Tutto il ragionamento sull’opportunità di fare o non fare questa guerra non porta con sé una domanda antropologica (che cazzo stiamo combinando?). No, esso reca una domanda economica del tutto simile a quello che si è concretizzata ai tempi della pandemia Covid.


E dunque chi, davvero, ci guadagna?


Le guerre, come la #pandemia, sono grandi giacimenti di risorse; esse muovono #soldi. Gli esseri umani, in tale contesto, sono solo come i soldi del Monopoli: carta straccia.


Mentre scrivo questo post, gli USA stanno armando i soldati ucraini e la Federazione Russa sta facendo la conta delle testate nucleari in suo possesso e sull’opportunità di usarne un paio per far tacere la stoica Ucraina. Gli altri paesi si sono, più o meno velatamente, schierati.


In questo Risiko, in cui tutti noi ambiamo giocare, ci siamo dimenticati di un paio di cose: dal Pianeta Terra non si può scappare, le armi sono tutt’altro che virtuali e sono diverse dai giocattolini usati dall’ingenuo #Hitler per sterminare gli Ebrei.


Viene da chiedersi perché di questo post dai toni così smaccatamente catastrofistici. Se anche questa è la domanda che sorge, è anche questo un segnale di totale assenza di coscienza.


Coscienza di cosa? Di un elemento di simbiotica #interdipendenza (si vive tutti o si muore tutti) e di essere giunti al punto di non ritorno. Non ci sono i presupposti perché le cose si evolvano in meglio, e questo accade solo per un motivo: noi non ci siamo evoluti. Le nostre soluzioni sono miopi quanto lo siamo noi.


Nello stordimento di questi ottant’anni di confusa pace, in cui ci siamo dimenticati di ogni cosa e in cui alcuni hanno appreso l’arte di negare, abbiamo perso la grande opportunità di dar vita a un progetto di #umanità #sostenibile. Chi ha potuto farlo non l’ha fatto e non ha senso scaricare i problemi sui giovani; li abbiamo illusi e dovremmo solo chiedere loro scusa.


Sapete, io non cerco il significato a tutto questo. Il significato è il senso che solo la mente umana dà alle cose. Quando l’essere umano svanirà nel nulla da cui è venuto, sparirà anche la nozione stessa di significato.


Ah sì, questo lo ha detto un tizio qualunque al secolo #ClaudeLévi-Strauss.



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